venerdì 30 novembre 2012

VDL: L’ orco, il lupo, la bambina e il bignè.

A me piace perché ricorda un gioco di logica di tanti anni fa che mi ha fatto impazzire, al piccolo di casa piace perché uno dei protagonisti è un bignè e lo trova, ma come dargli torto, molto spassoso.


Ma se non avete i nostri stessi gusti “L’ orco, il lupo, la bambina e il bignè” di Philippe Corentin-Babalibri vi può colpire per le sue originali illustrazioni e/o per il divertente racconto.

Un orco è appena riuscito a catturare un lupo, una bambina e un bignè ma per tornare al suo castello deve attraversare un lago con una barchetta che può trasportare solo due persone, il problema è che non può lasciare sulla riva il lupo con la bambina perché la vuole mangiare e per lo stesso motivo la bambina con il bignè. Ci prova, dopo diversi tentativi sembra esserci riuscito quando all’improvviso…tranquille non vi svelo il finale.

Noi per ricordarci come va a finire ciclicamente lo prendiamo in prestito in biblioteca e tutte le volte non ci delude mai.

L'iniziativa il venerdì del libro è del blog di homemademamma.

Se vuoi vedere i nostri precedenti VDL li trovi qui.

lunedì 26 novembre 2012

Io l'ho fatto così: case con pula di farro.

Ancora esperimenti sulle case, dopo il precedente post sulla realizzazione di una città a misura di macchinine, ora è il turno delle casette morbidose.

L'idea l'ho vista da qualche parte su pinterest, la stoffa è Ikea; mi erano avanzati alcuni ritagli dopo aver realizzato una borsa e sono rimasti li fino a pochi giorni fa quando non sapevamo cosa fare, loro due muniti di pennarelli per tessuti si sono cercati la casetta preferita e se la sono colorata secondo il loro gusto personale, nel mentre io cercavo ritagli di tessuto da adoperare per il retro.


Se non si hanno i colori di tessuto si può prendere un'altra stoffa ikea già dipinta:



Il lavoro è molto semplice, dopo aver ritagliato la sagoma della casa, la si riporta sul tessuto da usare come retro, si fanno combaciare dritto contro dritto e si cuce lungo tutto il bordo avendo l’accortezza di lasciare una piccola apertura per rivoltare il lavoro.

Girato il lavoro si passa a imbottire la casetta, noi abbiamo utilizzato pula di farro,


i bambini si sono divertiti molto a riempire le proprio opere con la pula, metà è finita sul tavolo o per terra ma questa è un'altra storia!


Il risultato finale è una città morbidosa da comporre e scomporre a proprio piacimento:


ma in realtà le case si possono adoperare in mille modi, loro le hanno trasformate in bombe da lanciarsi addosso, tanto mamma non ci facciamo mica male, io le ho utilizzate come paraspifferi ad una finestra e dato che abbiamo impiegato la pula di farro come imbottitura perchè non sfruttare le sue proprietà? Così le nostre casette si possono anche scaldare al microonde e adoperarle al posto della borsa dell'acqua calda per far passare i vari di mal di pancia.

KeAle

venerdì 23 novembre 2012

Venerdì del libro: La collega tatuata.




Qualche volta alle Kemate piace postare un libro per adulti, alla KeElle in particolare piace di raccontarvi di libri che l’hanno rapita e l’hanno fatta vivere in un altro mondo per qualche ora. “La collega tatuata” di Margherita Oggero è stato uno di quei testi leggerini in cui mi sono immedesimata in fretta, una professoressa in un istituto tecnico che ha una bambina che vuole sempre avere l’ultima parola, un marito criticone (che però le vuole un gran bene), amiche un po’ folli, una passione per i gialli.

La protagonista affronta la vita con ironia e la vicenda è l’ambientata nella città dove ho passato gli anni più spensierati (quelli universitari!), insomma era un libro giusto per me. Il mio augurio di oggi è che tutti voi troviate il vostro che sia cartaceo o digitale, spero che abbiate sempre qualcosa da leggere che vi possa far vivere avventure o sentimenti che magari la vita di tutti i giorni non vi riserva, o che vi piace proprio perché vi ricorda voi e il vostro modo di essere e di affrontare le giornate.


La KeElle



L'iniziativa il venerdì del libro è del blog di homemademamma.

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lunedì 19 novembre 2012

Inventarsi una città.

Ho scoperto di avere in casa un futuro architetto che ha le idee ben chiare di come vuole la sua città, va bene non è una città vera ma solo di fantasia però mi sembra un buon inizio: avevo intenzione di costruirgli una pista per le macchinine, diciamo che l’intenzione c’era ma mancava il tempo di realizzarla. Complici alcuni giorni di malattia siamo riusciti a crearla.


Ho realizzato la pista con scarti di tessuti in lana poi ho passato la palla a lui dicendogli cosa ci metteresti? Così sono nate le case colorate, il benzinaio, il treno, l’aereo, il razzo, il fuoco che puntualmente viene spento dal camion dei pompieri di turno, il mio apporto è stato quello di inserire le montagne, il boschetto e il mare, insomma la mia impronta naturalistica. Le grandezze dei vari elementi sono completamente sballate c’è chi è piccolo o chi è molto grande a seconda del momento in cui è stato realizzato, dell'ispirazione e di quanto era grande in partenza il ritaglio di pannolenci scelto, insomma come veniva veniva.

Il progetto è comunque ancora in fase di realizzazione perché il piccolo di casa vorrebbe inserire dentro: la galleria del treno, la caserma dei pompieri, un bambino che porta a passeggio un cane, la terra per far lavorare i mezzi di lavoro…..ogni giorno c’è una nuova richiesta ed io non riesco a stare dietro alle richieste del committente; ma intanto si gioca con la pista e infatti è già molto vissuta e i pezzi in pannolenci sono già ricoperti di pelucchi, sto cominciando a odiarlo questo materiale mi piace perché si lavora facilmente non ha bisogno di nessuna rifinitura però accidenti se si rovina subito, voi avete qualche suggerimento?

Che cosa inserireste nella vostra città ideale?

KeAle

venerdì 16 novembre 2012

Venerdì del libro: le puzze dell’elefante


Ci sono testi che in una biblioteca per bambini non devono mancare e quello di cui vi parliamo oggi è uno di quelli. Le puzze dell’elefante di Pittau e Gervais (il Castoro edizioni) è un libretto scritto in stampatello maiuscolo che si legge in pochi minuti e che racconta la storia esilarante di un Elefante che fa sempre le puzzette, provocando notevoli disagi sia in termini di odore che di rumore, gli altri abitanti della città lo cacciano nella foresta ma lui non teme ne serpenti ne leoni feroci, perché gli basta “sganciarne una” che rimangono tutti a terra tramortiti.

Gli amici dell’elefante però dopo un po’ si accorgono che la città è anche troppo silenziosa quindi tornano a cercarlo e gli trovano un lavoro adatto a lui: gonfia palloncini nel parco, ovviamente con il suo gas speciale, e poi li regala a tutti. Il primogenito perfettino si è chiesto se poi quando scoppiano questi palloncini non siano tossici, la bestiolina rideva come una matta, la mamma ha trovato geniale l’idea che si trovasse un impiego di questo genere e soprattutto che l’elefante venisse accettato con tutti i suoi difetti!


La KeElle



L'iniziativa il venerdì del libro è del blog di homemademamma.

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lunedì 12 novembre 2012

Convegno "L'editoria per l'infanzia volta pagina."

Abbiamo ricevuto un invito a partecipare a questo convegno sull'editoria dell'infanzia (domenica 18 novembre a Milano) dal titolo “L'editoria per l'infanzia volta pagina. Riflessioni e domande sul libro del libro per l'infanzia.” Promosso tra gli altri da Babalibri, avendo una particolare passione per questa casa editrice le Kemate rilanciano dal loro blog quest'iniziativa. I dettagli li potete trovare a questo link e il programma è scaricabile da qui.

Noi purtroppo non parteciperemo perché siamo già impegnate da un'altra parte, però seguiremo il dibattito a distanza.

Noi Kemate siamo ferme alla preistoria, a noi piace la carta, piace toccare un libro, sfogliarlo con i nostri bambini, piace addirittura il profumo di alcuni tipi di carta, ci piace passare il nostro tempo a spulciare gli scaffali della libreria o della biblioteca, ci piace scovare l'affare alla bancarelle dei libri usati...sappiamo che i nostri figli saranno molto più tecnologici di noi, ma per ora ci godiamo la bestiolina che strappa la bocca pop-up del lupo di cappuccetto rosso perché le fa paura o il piccolo di casa che vuole sentire quanto è ruvida la ruota di un trattore rispetto alla ruota di una macchina da corsa.

Siamo ancorate alle nostre librerie di fiducia, dove ci conoscono, conoscono i nostri figli e i loro gusti. Per ora la tecnologia è relegata ad altro,gli ebook a casa nostra non sono ancora arrivati.

Voi cosa ne pensate di app e ebook?

venerdì 9 novembre 2012

Vdl: Che cosa fare quando piove.

Le giornate si accorciano e il tempo di stare in casa si allunga, per non stare tutti i momenti a inventarsi cose nuove e strabilianti da fare per far passare i pomeriggi ai propri figli possiamo appoggiarci a un buon libro, questo sempre, ma in particolare si può pensare di combattere la noia se questo libro si intitola “Che cosa fare quando piove” è di Richard Scarry, e ha pagine da colorare, da ritagliare e da incollare.


Si passeranno interi pomeriggi a sfogliarlo per decidere cosa fare, si tagliuzzerà, si riempirà la casa di striscioline di carta, di colore, si rovesceranno barattoli di colla e alla fine belli soddisfatti si potrà dire di aver creato con le proprie mani un calendario personalizzato, biglietti natalizi, etichette per i libri, costruito mezzi di lavoro, unito puntini, imparato i numeri e l’alfabeto…tutto in un unico libro che oltretutto è la ristampa di un libro che avevo da piccola, se questo non è una garanzia, ditemelo voi.

Il libro abbinato a un paio di forbici e una scatola di colori diventa anche un ottima idea regalo per bimbi dai 3 ai 6 anni.

KeAle.



L'iniziativa il venerdì del libro è del blog di homemademamma.

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lunedì 5 novembre 2012

Mamme che si reinventano: Nadina

Oggi per il nostro appuntamento mensile “Mamme che si reiventano” vi presentiamo Nadina, amica preziosa e molto creativa, le ho chiesto di raccontarci la sua storia perché certe volte nella vita ci vuole coraggio e la sua famiglia ne ha mostrato tantissimo.

Per anni non ho pensato di volere o potere fare un altro lavoro. A 19 anni ho trovato il lavoro che volevo fare: la programmatrice di computer, mi dava soddisfazione costruire qualche cosa che poi funzionava, dire a queste macchine, che vent'anni fa sembravano infernali, come comportarsi mi faceva stare bene. Poi è arrivata la crescita professionale: che soddisfazione! Parallelamente il matrimonio e il primo figlio che ha stravolto la mia vita. Prima immaginavo la maternità come una cosa solo positiva, piena di gioie e di allegria, Lorenzo però nasce con una malformazione ai piedi e il mio mondo di favole, il mio matrimonio e anche il mio lavoro passano in secondo piano. Ora che sono passati quasi 15 anni e che tutto si e' risolto, posso dirvi che quello e' stato il momento in cui le mie priorità hanno iniziato a farsi chiare, anche se per ancora po’ di anni la mia carriera è stata molto importante. La sensazione era di stare dentro una lavatrice: (il lavoro,che assorbe molto di più delle 8 ore pagate, notti comprese, l'essere madre per il tempo rimanente, con i sensi di colpa che s'impossessano sempre più di me, essere moglie) con la centrifuga che si aziona e io che non riuscivo più a vedere fuori dall'oblò. Fino a che mi sono resa conto che tutto andava in una direzione che non mi piaceva, che non era la vita che avrei voluto, allora ho iniziato a mettere i puntini sulle “i” e a provare a cambiare le cose.

Noi ci siamo riusciti, io e mio marito, lui a 40 anni ha mollato il suo lavoro di sempre (commerciante nel locale che era stato di suo nonno e poi di sua madre ) per qualche cosa che lo gratificasse di più, io ho iniziato a riprendere i miei tempi e spazi sul lavoro e poi .... nasce Gabriele, voluto con tutte le nostre forze. Lorenzo era ormai un ometto di 7 anni che chiedeva un fratellino con cui giocare quando io non ero a casa. Mi sono fatta tutta la maternità accanto a loro, al mio rientro al lavoro chiedo di non fare più le trasferte a Milano due o tre volte alla settimana come in precedenza. Mi rispondono che la mia posizione di responsabilità comportava anche queste trasferte (si sa il lavoro informatico non si può fare a distanza!! ), l'unica soluzione era chiedere un orario part-time, consapevole che questo mi avrebbe escluso da qualsiasi cosa ( nella mia ex-azienda i part-time venivano esclusi da corsi di formazione/aggiornamento, aumenti salariali, gratifiche ... ); era quello che volevamo fortemente, non volevo lasciare i miei figli ad asili nido (seppur ottimi) o ai nonni, così per 6 anni ho ripreso il controllo della mia vita e della nostra famiglia.

A gennaio 2012 arriva la doccia fredda: l'azienda decide di trasferire la sede a Milano, i part-time vengono invitati al rientro a full-time e l'azienda mette a disposizione una navetta per “facilitare” gli spostamenti ( partenza alle 6:30 e rientro previsto per le 20:00 salvo imprevisti ). Sei mesi d'inferno, di rabbia, di tira e molla, di notizie ufficiose che non diventavano ufficiali, di “e adesso cosa faccio??”. Mio marito contestualmente perde il lavoro ( l'azienda di cui è dipendente, fallisce). Lui continua a dirmi “tu a Milano non vai !”. Ricordo un nostro viaggio a Milano, passiamo davanti alla sede della mia ditta, lui ferma la macchina, guarda lo stabile, guarda me e mi dice “io qui non ti mando neanche un giorno, mettitelo in testa!”. Io molto combattuta, tutti e due senza lavoro e poi ? Dopo 5 mesi una mattina vado in ufficio e all'ennesima tensione vado dal mio capo e gli dico “Dimmi quando vi trasferite e quanto preavviso devo dare perchè io mi licenzio!”. Che liberazione! Ovviamente qualche conto economico me l'ero fatto.

Dal 01 luglio sono a casa, faccio la mamma, la moglie e ci stiamo reinventando insieme. Ci siamo resi conto che uno dei nostri sogni nel cassetto, mio e di mio marito, era di lavorare insieme per cui stiamo progettando la nostra nuova attività di commercio prodotti alimentari locali in forma itinerante e su web. Anzi facciamo due passi indietro, da luglio a settembre ci siamo presi una pausa e abbiamo passato tutto il tempo disponibile con i nostri figli, per loro, ricaricando le nostre energie per partire entusiasti e motivati a settembre. Devo dire che ha funzionato e ora non riesco quasi a valutare le difficoltà che sicuramente incontreremo. Vorrei potervi scrivere le parole “Lieto fine” ma in realtà siamo all'inizio di un nuovo viaggio e non ho la sfera magica ma nel mio cuore so che se lo ascolterò le cose non potranno che andare per il meglio.

Nadina.


P.S. seguendo da vicino la vicenda di Nadina e della sua famiglia sono rimasta allibita dall’ottusità del mondo del lavoro: non l’hanno lasciata lavorare con il telelavoro anche se garantiva di andare a Milano una volta la settimana e mi è rimasta nelle orecchie la frase di un direttore che le disse “Per me è stata una vera delusione quando hai scelto la famiglia!”. Forse doveva andare così, nulla accade per caso...

La KeElle
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